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Presentata una richiesta alla Procura sulla misteriosa morte di Fabio Vinci, figlio del più noto Francesco

Su richiesta di un investigatore lucchese, si riapre un filone di indagini sul Mostro di Firenze – MOSTRO: ANCORA UNA MORTE SOSPETTA?

Mostro di Firenze è una denominazione sintetica, ma anche riduttiva, sbrigativa, utilizzata dai media italiani per riferirsi all’autore o agli autori di una serie di otto duplici omicidi avvenuti fra il 1968 e il 1985 nella provincia di Firenze, sui quali non si è mai fatta chiarezza. L’inchiesta (o meglio: le inchieste) avviate dalla Procura di Firenze hanno portato, è vero, alla condanna in via definitiva di due uomini, identificati come autori materiali di 4 duplici omicidi, i cosiddetti “compagni di merende”: Mario Vanni e Giancarlo Lotti, mentre il terzo, Pietro Pacciani, condannato in primo grado a più ergastoli per 7 degli 8 duplici omicidi e successivamente assolto in appello, è morto prima di essere sottoposto ad un nuovo processo di appello, da celebrarsi a seguito dell’annullamento nel 1996 della sentenza di assoluzione da parte della Cassazione. Ma le condanne, come le assoluzioni, i vari filoni, da quello dei semplici guardoni, al coinvolgimento di chirurghi per le presunte perfette escissioni operate su alcune vittime, fino alle sette sataniche ed esoteriche, lo sbandare fra la ricerca di semplici balordi o di professionisti (a volte addirittura adepti) del crimine, non hanno fatto altro che lasciare, come in molte, troppe! indagini italiche, ampi aloni di sospetti, di vuoto, e di sconforto nell’opinione pubblica che se da noi è sempre attenta, a volte con un’attenzione isterica, sui fatti omicidiari, sui delitti di otto coppiette appartate dell’interland fiorentino, ha generato un’insoddisfazione ed uno sgomento sull’incacità in Italia di arrivare (e non solo nelle grandi stragi e negli attentati che hanno costellato la vita del Paese) ma anche nei delitti “comuni”, è stato più forte e più profondo che in altri casi. Lucca ha avuto una sua parte, ed una parte singolare e di rilievo nella storia del “Mostro di Firenze” per quanto riguarda le indagini. Questa è dovuta all’impegno di un investigatore privato, di indubbio rilievo acume e capacità, che è più volte salito alla ribalta e nella cronaca anche nazionale per le sue puntigliose e puntuali investigazioni su casi clamorosi, dalla strage di Capaci, al delitto della Circe della Versilia, per finire ad intrigati spionaggi industriali di holding internazionali.

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Davide Cannella, 57 anni, da Palermo, nato nel quartiere della Calza, dove fin da bambini s’impara a capire e distinguere il crimine e la malvivenza, ma lucchese a tutti gli effetti, due figli che oggi operano con lui nella nota Agenzia “Falco”, un passato di carabiniere tutto svolto in indagini di polizia giudiziaria, a fianco di celebri Procuratori della Repubblica e Pubblici Ministeri di rilievo.

Ha sempre avuto una sua idea precisa sul caso di cui stiamo parlando parlando

“Certo! Ho pochi dubbi sull’argomento”.

Quindi, secondo Lei Pacciani è totalmente estraneo?

“Assolutamente Si! Uomo schifoso per certi versi, discutibile per molti altri, ma di certo non era il vero Mostro di Firenze!”

Parliamo di Vinci e della riapertura delle indagini

“Volentieri, anche perché è di pochissimi giorni fa la richiesta presentata dallo stesso investigatore della Famiglia Vinci, che da tanti anni attendono inutilmente giustizia, alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Firenze, affidato al Sost.Proc. Dott.ssa Cristine Von Borries per le nuove indagini. Fabio Vinci fu trovato cadavere, l’8 dicembre del 2002 a bordo di una “500” in un campo della Valdelsa, nei pressi di Montaione. Il padre, Francesco Vinci, invece fu ucciso, forse dopo torture, e dato alle fiamme in un’auto nella campagna di Chianni: era il 1993! Lei ricorderà che la prima donna uccisa dal Mostro, la Locci, nei pressi di Lastra a Signa nel 1968 era proprio l’amante di Francesco Vinci! Ho trovato nuovi indizi e nuove prove che hanno portato a richiedere la riapertura sul caso di Fabio Vinci che sono sicuro porterà chiarezza anche sull’omicidio anche del padre e quindi sulla storia del Mostro di Firenze!”

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Lei però ha sempre scartato la “Pista Sarda” che si legherebbe strettamente alla calibro 22 Beretta che non è mai stata trovata:

“Non è esatto. Anzi sono convinto, o meglio, sicuro che la chiave del mistero del più famoso serial killer di tutti tempi sia proprio da ricercare all’interno della “Pista Sarda. In un bel articolo apparso sul settimanale Oggi, ho già avuto modo di spiegare dettagliatamente le mie ultime scoperte sulla storia della famigerata calibro 22. Pistola che era e che è sempre stata nelle mani di Francesco Vinci. Naturalmente ho le prove su questo argomento”.

Lei ha portato Pacciani a Lucca, aveva quasi stretto amicizia con lui dopo averle ritrovato la moglie…

“Amicizia è una parolona. Diciamo che si fidava ciecamente di me e dei miei collaboratori. Il mio è un lavoro che richiede fiducia reciproca. Se tu non ti fidi di me e io non mi fido di te: è meglio non iniziare alcun percorso investigativo/difensivo. Pacciani verso la fine dei suoi giorni non si fidava più di nessuno, nemmeno dei suoi storici difensori. La tecnica usata dagli inquirenti dell’epoca è stata quella di lasciarlo da solo nella vana speranza che il vecchio Pietrone si tradisse in qualche modo. Il risultato ? Un mucchio di aria fritta come tutto il processo a suo carico del resto”.

Quindi lei è convinto che le prove raccolte contro Pacciani non erano sufficienti a condannarlo?

“Prove? Di quali prove stiamo parlando? Se le si riferisce alle dichiarazioni del pentito “stipendiato” Giancarlo Lotti o della cartuccia inesplosa rinvenuta nell’orto di Pacciani o delle dichiarazioni di Ferdinando Pucci, le posso dire che io personalmente le ho smontate una per una. Sembravano prove granitiche e in fine si sono dimostrate essere solo quello che erano in realtà. Un mucchio di inesattezze anche “involontariamente” addomesticate. La gente voleva il mostro e Pacciani era adattissimo ad interpretarne il ruolo. Schifoso, violentatore delle figlie, maltrattatore all’inverosimile della moglie Angiolina, ma di certo non era lui il vero “Mostro”.

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Sembra che lei conosca il nome del vero Mostro di Firenze.

“Le rispondo con un lapidario: SI ! Mi manca solo un tassello. Un piccolo tassello per chiudere definitivamente il cerchio e poi, non dimentichiamoci che anche Lucca è stata colpita dal Mostro. Lei ricorderà che alla fine del mese di gennaio del 1984 una coppia di ragazzi che si era appartata lungo il fiume Serchio venne assassinata con una calibro 22. La cosa fu prematuramente scartata dalla “saga” del Mostro, quando invece andava vista meglio e con più attenzione. Io ritengo invece che quel delitto sia stato prodromico agli ultimi due che seguirono”.

Lei ha avuto molte soddisfazioni professionali, sul caso di cui stiamo parlando è citato in molti testi ed ha contribuito personalmente a redigere o far rediger tanti articoli e libri sul “Mostro”…

“Si. Non le nascondo la soddisfazione, la gioia di essere citato tante volte in questi testi. L’ultimo è il voluminoso testo dell’Avvocato Nino Filastò con il quale ho collaborato e collaboro tutt’ora e gli scrittori noir Duglas Preston e Mario Spezi. Alcuni di questi libri diventeranno tra non molto veri e propri film con casting internazionali di tutto rispetto e per quanto mi risulta, uno di questi sarà interpretato addirittura da George Clooney come cacciatore di Serial Killers”.

Fonte: http://www.verdeazzurronotizie.it/su-richiesta-di-un-investigatore-lucchese-si-riapre-un-filone-di-indagini-sul-mostro-di-firenze-mostro-ancora-una-morte-sospetta-nostra-intervista-con-il-detective-davide-cannella-dellage/